Pollai domestici: le leggi da rispettare
La costruzione di pollai domestici sembra essere oggi molto diffusa in Italia, dove appare sempre più manifesto il desiderio di tornare alle tradizioni del passato.
Avere della galline, del resto, può essere un modo per riconnettersi alle usanze più antiche, portando in tavola tutti i giorni delle uova fresche a costo zero.
Al di là del vantaggio economico, però, l’idea di mettere in piedi dei piccoli pollai domestici, si rivela preziosa per chi ha il desiderio di svegliarsi in un’atmosfera rurale.
Prima di acquistare il materiale necessario alla costruzione del pollaio occorre, ad ogni modo, informarsi a dovere sulle normative vigenti. Molte persone, infatti, si lanciano nell’impresa senza prendere in considerazione i limiti imposti dalla legge.
Ma quali sono le normative da rispettare a proposito di pollai domestici?
Proviamo a fare chiarezza.
Pollai domestici: cosa c’è da sapere?
L’esigenza di stabilire delle leggi in merito alla creazione di pollai domestici viene dalla necessità di tutelare la salute degli animali così come quella delle persone. A tal proposito, però, prima di mettere in piedi un pollaio nel proprio giardino, occorre informarsi non solo sulle normative nazionali ma anche su quelle comunali. In Italia, infatti, le leggi in merito alla realizzazione di una struttura adeguata per le galline sono da accompagnare a quelle previste dalla normativa comunale, che intende tutelare la sanità pubblica.
Le leggi in questione vengono applicate anche per tutelare l’igiene della comunità e per arginare il rischio di controversie tra vicini.
Quali sono le normative da rispettare?
Tanto per cominciare, la prima legge di cui tenere conto quando si parla della creazione di pollai domestici è il Decreto Legislativo numero 158/2006. Secondo tale provvedimento, ogni pollaio dev’essere obbligatoriamente registrato presso gli uffici dell’Azienda USL locale.
In questo caso, al titolare del pollaio in questione, viene richiesto di sottoscrivere e compilare un modulo specifico, all’interno del quale la struttura viene annoverata come ‘azienda di allevamento’.
Il modello dev’essere compilato con i dati anagrafici della persona interessata e con l’indirizzo del pollaio.
Infine, è molto importante specificare le finalità della realizzazione della struttura. Che si tratti di vendita o di autoconsumo è, ad ogni modo, da comunicare.
Come si compila il modulo di registrazione?
Il modulo di registrazione è obbligatorio anche nel caso il pollaio ospiti una sola gallina. Al momento della consegna del modulo, al titolare dell’attività di allevamento viene rilasciato un codice aziendale identificativo. Tale codice può tornare molto utile in occasione dei consorzi agrari, durante i quali spesso avviene anche la vendita di galline. Chiunque detenga delle galline senza comunicarlo all’ente apposito, incorre in una sanzione amministrativa che può arrivare anche ad una somma di 30.000 euro. In assenza di registrazione, il pollaio può essere sottoposto inoltre a sequestro.
La normativa comunale
Come abbiamo detto, durante la costruzione di un pollaio domestico bisogna tener conto non solo delle normative nazionali ma anche di quelle comunali. Per queste ultime occorre informarsi presso il proprio comune di residenza.
Si può avere un pollaio senza avere il permesso dell’ASL?
Una delle domande più frequenti è se è possibile avere un pollaio senza avere il permesso dell’ASL; in tal caso bisogna far distinzione tra la tipologia di pollaio che si desidera avere. Approfondiamo l’argomento.
La distinzione principale riguarda il fatto se il pollaio ospiterà solo sole galline ovaiole (e quindi per l’autoproduzione di uova) oppure se si vuole avere qualche animale per poter mangiare carne di fiducia. Fondamentale è anche da comprendere se il pollaio viene utilizzato solo per l’autoconsumo oppure se si vogliono vendere gli animali.
Un’azienda agricola oppure un agriturismo possono avere allevamenti di circa 20 galline ovaiole e uno o massimo due galli, invece, un cittadino privato ha il consenso dall’ASL di avere nel suo fino ad un massimo di 10 galline senza alcun permesso. Prima di fare qualsiasi passo però si consiglia sempre di consultare il regolamento del proprio comune e valutare il parere dell’Asl al fine di evitare spiacevoli sanzioni.
Vi sono però anche altri vincoli da rispettare soprattutto se si vive in un condominio; in tal caso il pollaio deve essere posto ad una distanza minima di almeno 10 metri dal confine del vicino. Se la distanza non viene rispettata è diritto di chiunque segnalare all’Asl o al comune il non rispetto della legge. C’è anche chi segnala l’inquinamento acustico causato da questi animali. In tal casa è possibile rivolgersi all’Arpa, ovvero, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che è l’organo che si occupa di effettuare tale perizia e quindi valutare se la tollerabilità del rumore superi quella consentita dalla legge.
Chi, invece, oltre alla gallina preferisce anche allevare oche oppure anatre deve sapere che questi animali sono anche soggetti a controlli periodici sanitari che sono volti alla prevenzione dell’influenza aviaria.