I luoghi di lavoro sono uno dei posti più radicalmente cambiati dopo la pandemia. Le modifiche sono state immediatamente vistose: la prima e più grave, ovviamente, è stata quella dello scorso marzo, quando tutti gli operatori in condizioni di farlo sono stati spostati al lavoro agile e da casa.
Ma cosa è rimasto dell’ambiente di lavoro dopo il Covid-19?
Il plexiglass
La predisposizione di barriere di plexiglass come schermi protettivi è la prima misura con cui tutti ci siamo scontrati…a volte letteralmente. Compaiono sopra il bancone del bar, davanti alla cassa dei negozi e dei ristoranti, alla reception degli hotel e negli uffici, tra una scrivania e l’altra.
I dispenser di gel igienizzante
Superato il plexiglass è il dispenser di gel igienizzante ad accoglierci. Una boccetta, un flacone, un dispenser con la piantana? Chissà! Quel che conta davvero è usarlo ogni volta che si entra e si esce, e tenere sempre le mani ben pulite, per evitare che facciano da veicolo per i virus e i batteri.
E se le mani sono vistosamente sporche o impolverate, decisamente meglio è chiedere di poter usare il bagno e lavarle attentamente con acqua tiepida e sapone!
Gli spazi
L’architetto Le Corbusier, nel suo manifesto Vers une architecture del 1925 ha scritto: “’L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce”. E oggi, con la pandemia di Covid ancora in corso, i volumi e gli spazi sono sottoposti a tutta un’altra attenzione.
Non più open space e tavoli condivisi ma uffici separati, se non da muri e pareti almeno da barriere e plexiglass. Le finestre sono ancora più indispensabile, non solo per la luce ma per potersi aprire e garantire il ricircolo dell’aria. Ogni sala riunione non è più gremita di sedie ma si assiste separati, davanti a maxi-schermi per la proiezione delle videochiamate.
I luoghi del privato
Chissà in quanti uffici si sono usati per anni attaccapanni comuni, in cui tutti potevano lasciare la propria giacca o le proprie sciarpe una sull’altra, senza farsi troppi problemi. Per evitare che gli effetti personali si mescolino e così facciano eventuali batteri e virus, passando da un oggetto all’altro e rischiando l’innesco di un focolaio, oggi è necessario che questi luoghi del privato si separino e si differenzino. Ogni operatore deve avere il proprio armadietto, con sezioni ben separate tra gli oggetti usati in ufficio e quelli che viaggiano con lui da e fino a casa, meglio evitare lo scambio di penne, matite e blocchi per appunti, assolutamente vietati i passaggi di bicchieri, posate e bottiglie. Insomma, il privato sembra essere diventato più privato di quanto non lo fosse in passato.
Il tempo
Il tempo in ufficio si è mediamente accorciato, grazie alla disposizione di utilizzare, dove possibile, lo strumento dello smart working. Si tratta di una via che in molti paesi era già attiva per ampi segmenti di lavoratori, ma che non ha mai preso vero piede nel nostro Paese. Chissà se anche le aziende nostrane manterranno in futuro l’uso di questo metodo!