In vista di un possibile conflitto nel cuore del continente, l’Unione Europea si trova di fronte a un bivio: deve riuscire a diventare più unita intensificando la cooperazione tra Nazioni o arrendersi al fallimento. Con l’Ucraina accerchiata dalle truppe russe, l’Europa rischia di assistere al primo grande conflitto bellico del secolo per mano di una superpotenza atomica. Se gli attriti dovessero trasformarsi in un’invasione, tutti gli Stati vicini verrebbero danneggiati.
La Russia ha in mano le forniture di energia verso l’Europa
Le posizioni attuali degli Stati europei nei confronti del conflitto a est sono di relativo distacco. Il presidente francese Macron è il primo a portare avanti una “politica di autosufficienza”, probabilmente con l’approvazione del premier italiano Mario Draghi, e in un’intervista all’Economist ha sostenuto che questa potrebbe essere la fine della NATO in previsione di un ipotetico distanziamento dalle azioni degli Stati Uniti. Resta da vedere quali saranno le scelte dei singoli governi per proteggere i propri interessi, ad esempio la Germania di Olaf Scholz dovrà assicurarsi la continuità delle forniture di gas che riceve dalla Russia.
Anche il governo italiano guidato da Draghi conosce bene le conseguenza dello scontro in Ucraina, e soprattutto è consapevole dell’onda d’urto che si abbatterebbe sul mercato azionistico nazionale. Il timore degli investitori salirebbe alle stelle, causando forti sbalzi per tutti i titoli ma in particolare per quelli dell’energia, dato che la maggior parte delle forniture è in mano alla Russia. In compenso investire in azioni in un periodo di alta volatilità può risultare estremamente vantaggioso, sopratutto se si sceglie un titolo sottovalutato come Enel (BIT:ENEL). Dopo aver registrato una delle peggiori performance di giornata al FTSEMib in data 8 febbraio, perdendo il 3,13% a 6,43 euro, il titolo non è riuscito a risalire e si mantiene sui 6,34 euro.
L’Unione Europea è obbligata a scegliere
Visto il dominio russo sull’energia per l’Europa, i governi di Francia, Germania e Italia dovranno essere cauti e prendere decisioni importanti: accettare nella NATO i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, e dunque completare il fronte che costeggia il confine occidentale russo rischiando un confronto diretto, oppure concordare con Putin un patto difensivo che possa favorire entrambe le parti, assicurando in particolare i rifornimenti energetici per le industrie europee.
Lo scontro quindi va ben oltre il confine tra Russia e Ucraina, e si sovrappone alle ambizioni espansionistiche della NATO verso est, fronteggiate dalla pretesa di Putin di neutralizzare i Paesi confinanti in nome della sicurezza. Il leader russo intende inoltre affermare la sua autorità a livello europeo e globale, a costo di trovarsi faccia a faccia con gli Stati Uniti. L’Europa, schiacciata tra le due superpotenze, rischia di trovarsi in balia delle decisioni altrui se non sarà in grado di prendere una decisione rapidamente.
Grandi rischi anche per i rapporti con la Cina
L’Europa può quindi formare una forza militare autonoma sotto comando francese o rimanere sotto la protezione americana, con la clausola di seguirne i passi in politica estera. Ma in caso di conflitto e di intervento da parte degli Stati Uniti, oltre a ritrovarsi con una guerra in casa propria, l’UE dovrebbe rinunciare ai rapporti economici e commerciali con il fiorente mercato cinese.
A pagarne le conseguenze sarebbe principalmente la Germania, che da anni coltiva un saldo rapporto di import/export con il “Regno di Mezzo”.
Lo scontro tra Russia e Ucraina, in conclusione, avrebbe conseguenze a livello globale e anche in Italia arriverebbe una forte “onda d’urto”. La Russia ha il coltello dalla parte del manico per quanto riguarda la forza militare e le forniture di energia verso l’Europa, e non sembra temere la resistenza ucraina né la milizia statunitense. In questo caos, i governi europei faticano a prendere una decisione e anche se l’obiettivo rimane quello di una soluzione diplomatica con la Russia, resta da capire quali saranno i compromessi da accettare.